Una scena geometrica, perfette a glaciale, a scatole cinesi, le stesse che tormentano le menti dei protagonisti: l’inconscio è una città, a volte amica, a volte nemica, dove comunque orizzontarsi è arduo se non impossibile.Il testo è raffinato, con scatti improvvisi e un malessere crescente. La verità non esiste e tutto quello che lo spettatore aveva creduto viene man mano demolito. Martin Crimp, uno dei più famosi drammaturghi della scena inglese contemporanea, è più vicino a Ionesco che a Beckett
Nel racconto di una coppia borghese in crisi è lontano da Bergman, distante da ogni introspezione realistica. Sembra dirci, tutto è già stato narrato, inutile ripeterlo. Ecco perché i dialoghi dell’incomunicabilità percorrono sentieri grotteschi, ecco perché l’orrore del mondo, dalle torture alle guerre a un lavoro senza più senso, irrompe come per caso e sempre con momenti spiazzanti.
Bellissimo spettacolo, diretto con mano sicura e colta, molto colta, da Jacopo Gassmann, il figlio più piccolo di Vittorio che padroneggia da signore l’impianto teatrale. E quanto è brava Lucrezia Guidone, quanto la sua voce e il suo corpo mutano nel corso dello spettacolo. Dove neppure un gesto è di troppo. Ovvio che lo consiglio.
The city è in scena all’Elfo fino al 7 aprile. https://invitoateatro.mi.it/eventi/nuovo-evento-5842.htm
Foto Luca Del Pia