Donne e uomini hanno gli stessi diritti e mettere le ali insieme significa spazzare via ogni lontana e inaccettabile disparità. Così scrive Maria Giovanna Farina, filosofa, scrittrice e comunicatrice.
Il sentire filosofico che i libri di Maria Giovanna Farina mi hanno sollecitato a porle molte domande e, dopo averne letto alcuni libri ( La libertà di scegliere, Da zero alle stelle, Ho messo le ali) ho pensato di intervistarla per voi perchè molte delle sue risposte ci riportano al nostro vivere quotidiano all’essenza della vita stessa e alla sua filosofia pratica.
Filosofa, consulente filosofico e analista della comunicazione, è autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi testi divulgativi ha affrontato temi quali l’amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini e nell’ultimo l’ottimismo in “Dialoghi con un ottimista, in salotto con Francesco Alberoni”. Per Rupe Mutevole è uscito nel 2013 “Ho messo le ali”. Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2002 fonda Heuristic Institution, dove si dedica anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali.
Nel tuo ultimo libro ‘’la libertà di scegliere’’ Rupe Mutevole edizioni, affermi che ” Essere filosofi è una missione, quella di cercare sempre nuove risposte e soluzioni migliori, mai paghi, non ci si arrende agli insuccessi perché la vita è una evoluzione continua verso il meglio da conquistare.”
Vedere l’essere filosofi come una missione non è troppo?
Ritengo la divulgazione filosofica una missione nel senso di “ragione di vita”, ogni donna ne deve trovare una: questa è la mia. Essere filosofi significa innanzitutto, come dice la parola stessa, amare la sapienza e quest’ultima non si raggiunge mai del tutto; non ci si può quindi fermare ma si rimane sempre in ri-cerca della migliore soluzione possibile. Capisci che è un notevole impegno!
E poi ancora dici che:
” L’insuccesso è solo una tappa apparentemente negativa, in realtà ci dà l’opportunità di mettere alla prova le nostre risorse per aggiustare
il tiro.”
Non credi che l’insuccesso alla fine crei un’emotività negativa che si espande anche sulle altre aree della vita?
L’insuccesso diventa, come tu affermi, un’emotività negativa se non ci insegna nulla, ma come sottolineo nel mio libro “La libertà di scegliere”, è una buona possibilità di metterci in discussione per cogliere l’insegnamento che l’errore ci dona. Se ho una relazione con un uomo infedele, violento o bugiardo, così come può esserlo anche un semplice amico o un collaboratore, mi rendo conto di aver sbagliato a fidarmi e ciò mi insegna a riconoscere i tratti peculiari di chi è un traditore, infedele, violento, etc. Vedo l’insuccesso come una possibilità per migliorare non come un blocco della nostra espansione.
Perché inserire nel racconto un personaggio maschile?
‘’Paolo in questo momento diventa un punto di riferimento maschile,
un modello, l’uomo ideale…’’
Ritieni che le donne abbiano bisogno di un”maschio” per realizzare se stesse?
Assolutamente no! Come narro nel libro, la protagonista, Francesca, trova il riscatto attraverso un incontro fortuito: Paolo, un umile filosofo della strada. E visto che il libro parla di esperienze reali, non potevo falsare la realtà. Inoltre amo sottolineare l’esistenza di uomini straordinari che contrappongo ai violenti di cui dobbiamo liberarci. Paolo aiuta Francesca a trovare la sua strada senza creare un rapporto di subalternità, tutt’altro! Direi che maschi e femmine possano aiutarsi vicendevolmente senza prevaricarsi e vivere in serenità la tanto auspicata parità.
‘’Ho messo le ali ‘’vuol dire emanciparsi acquisendo la piena parità senza prevaricare a nostra volta.
Credi davvero che sia possibile emanciparsi senza prima o poi anche sotterraneamente prevaricare?
Credo sia possibile non prevaricare solo se facciamo nostro un atteggiamento di vita nonviolento per comprendere fino in fondo che arrivare alla nostra meta non vuol dire necessariamente schiacciare qualcun altro. Ci sono atteggiamenti mentali da estirpare perché diseducativi, penso a ciò che ci hanno insegnato fin da bambine, ossia che la nostra più agguerrita concorrente è un’altra donna dedita a sottrarci il fidanzato. Come si cresce? Con l’idea di dover mettere in atto una lotta continua all’ultimo sangue. Invece dobbiamo insegnare alle bambine che nessuno ruba nessuno, ma che ognuno è responsabile delle proprie azioni.
È possibile fare della filosofia una scelta di vita o è la filosofia che sceglie noi?
Domanda interessante che richiederebbe una lunga dissertazione. Per ciò che mi riguarda, l’ho scelta dopo aver subito il fascino potente di questa disciplina universale ed eterna: direi che ci siamo scelte liberamente a vicenda.
Hai scritto molti libri tutti con titoli che non lasciano intravedere dalla copertina e dal titolo un senso comune. Ce ne è uno?
Certamente. Gli argomenti sono diversi perché mi piace indagare e ricercare nelle più recondite aree dell’essere umano. Direi che il tratto comune è mostrare una strada per rendere migliore la nostra vita, per trovare risposte ai nostri interrogativi con la filosofia che si fa pratica e quindi strumento: non una lezione accademica, ma una voce amica capace di farci trovare la strada migliore.
Nel tuo libro “Da zero alle stelle”, pubblicato da Kien Publishing International, evidenzi come musica e parole possano rendere migliore la nostra vita.
Ma la musica è anche un modo di comunicare emozioni, idee, pensieri e piace soprattutto ai giovani.
Potrebbe essere un collante tra generazioni?
La musica accompagna la nostra vita dall’inizio alla fine e sì, credo tu abbia ragione. È un collante, anche se abbiamo gusti generazionali differenti, le emozioni che la musica sa regalarci sono le stesse e per questa ragione essa è un fil rouge che tiene insieme le diverse epoche. La musica richiede un’educazione all’ascolto e quindi è una disciplina utile alla crescita e alla comunicazione interpersonale e intergenerazionale.
Nell’ultimo libro ”La libertà di scegliere” decidi di rispondere direttamente ai tuoi lettori che hanno letto ”Ho messo le ali”. Qual è la domanda che ti ha maggiormente colpito?
Mi ha colpito una critica costruttiva in cui una donna afferma di aver gradito l’utilità dei miei suggerimenti, ma mi bacchetta per aver dato poca voce alla filosofa in prima persona dando troppo spazio all’io narrante che poi è una donna che si emancipa: così inizio il libro con questa mail che diventa il punto di partenza del percorso. E allora durante il nostro cammino ci congediamo dai maestri per trovare… la libertà di scegliere.
Come mai ci sono più uomini che donne tra i filosofi conosciuti? Forse perché alcune donne mirano a mostrare come la filosofia possa aiutare a risolvere i problemi che incontriamo nella
vita quotidiana e gli uomini vanno più sull’analisi teorica della realtà?
Credo che la vera ragione sia antica: la filosofia è una materia ostica, soprattutto quella moderna e contemporanea richiede sforzi di comprensione, è per tradizione se ne sono occupati i maschi avendo più tempo a disposizione. Quanti anni abbiamo dovuto aspettare prima che le donne si cimentassero? Quanti atteggiamenti maschilisti abbiamo dovuto sopportare? Ipazia di Alessandria morì per difendere il suo diritto ad insegnare filosofia. Ora ci sono un certo numero di filosofe e sono certa aumenteranno. Per quanto riguarda la pratica, siamo ancora in netta minoranza…
Un consiglio alle giovani che si avvicinano alla filosofia?
Studiate questa disciplina, madre di tutte le scienze, prima di tutto per rintracciare i suoi insegnamenti sempre attuali, ma non prendete tutto per oro colato, fate delle scelte, mettete in discussione chi vi dice cose che non condividete… fatela diventare una preziosa compagna di vita capace di sostenervi nei momenti difficili e di lasciarvi libere al momento giusto. La filosofia è utile a tutti e a tutti i livelli, anche se non è la vostra professione.
Per conoscere nel dettaglio pubblicazioni e lavori: www.mariagiovannafarina.it