La “Casa delle culture e del volontariato” di Caltanissetta è stata intitolata a Letizia Colajanni, classe 1914, deputata all’Assemblea Regionale Siciliana dal 1960 al 1964.
Fu una donna intelligente, sensibile e molto colta, che dedicò la sua intera vita alla politica intesa come servizio alla collettività. Sempre a fianco di lavoratori e lavoratrici che rivendicavano sacrosanti diritti e che si avviavano su percorsi di emancipazione: minatori, contadini, maestre e ricamatrici.
Nei quartieri della sua città, la chiamavano “la signorina della pace”, infatti per lei che aveva vissuto gli orrori della guerra, la pace era un valore irrinunciabile che si doveva a tutti i costi mantenere per salvaguardare le generazioni future. Nel 1942 diventò crocerossina e visse gli anni della guerra prestando soccorso dove serviva con spirito di sacrificio ed abnegazione, tanto che, nel 1947,le venne conferita una medaglia d’argento al merito. Letizia era cattolica, ma quando si iscrisse al Partito Comunista Italiano fu scomunicata: soffrì molto per questo ma rimase salda nei suoi principi.
Conobbe le donne dell’UDI e da questi incontri scaturì la consapevolezza che c’era ancora tanto da fare per l’emancipazione femminile, per porre argine a sofferenze ad ingiustizie di genere. Lavorò instancabilmente per l’istituzione delle Consulte femminili per potere offrire alle donne luoghi concreti dove discutere, imparare e confrontarsi. Avanti negli anni diventò dirigente del Sindacato pensionati della CGIL e dell’AUSER. Con umiltà e compassione fu sempre dedita alla protezione dei più deboli e tutte le sue azioni miravano ad una sorta di riscatto degli oppressi, era la voce di quelli e quelle a cui mai nessuno aveva dato parola.
Ci piace ricordarla con le frasi di Loredana Rosa che l’ha conosciuta, ne ha tracciato una biografia e ne custodisce la memoria: “ Letizia ha sempre con sè un quaderno sul quale scrive di tutto…Letizia ha il suo piccolo mondo, regole severe e a volte intransigenti, ma si fa carico del grande mondo, dei suoi errori, delle sue aberrazioni, del suo dolore… Letizia non va in chiesa, non parla male dei preti, il suo cuore vola alto sulle ali della fede…Letizia non parla d’amore ma è appassionata, alza la voce e freme di sdegno ma non inveisce mai… Letizia lotta per la pace, nei cortei delle grandi città,nelle piazze dei piccoli paesi, sui palchi dei comizi, sui marciapiedi, agli angoli delle strade… Letizia parla alle donne nelle case, seduta in crocchio nei piccoli cortili, mite e risoluta dice della parità, della dignità…Letizia non ha figli ma parti di lei restano al mondo, preziosa eredità di intelligenza, eleganza, bontà, semplicità, autoironia, libertà”.