In nome della libertà di stampa e della libertà d’espressione sono diffuse sui media tonnellate di fango quotidiano come ” notizia certa dell’atto criminale “
Viviamo ormai da anni, in continuo e assillante crescendo, di notizie riportate a caratteri cubitali dai – sui media che evidenziano presunti scandali, nefandezze e malaffare di ogni genere e tipo, perpetrati da uomini e donne appartenenti alla classe dirigente o da loro familiari, amici, presunto entourage. Oppure da comuni funzionari e dipendenti pubblici o ancora da semplici cittadini di ogni categoria, quali imprenditori, liberi professionisti, addetti al volontariato e religiosi. Devoti questi ultimi così come gli altri, ci viene raccontato dai media, al crimine più che ad ogni altra cosa.
Vale per l’Italia ma anche per altri Paesi occidentali, al momento ad esempio gli Stati Uniti ci eguagliano.
In nome della libertà di stampa e della libertà d’espressione sono diffuse tonnellate di fango quotidiano come “ notizia certa dell’atto criminale “ con tanto di nomi-cognomi e foto dei “ colpevoli ” senza che in alcun modo qualcuno al di sopra delle parti e nell’esclusivo interesse dell’intera comunità e del Paese , quindi dell’intera popolazione nazionale, possa verificare o almeno valutare se, per caso ormai tutt’altro che raro, la notizia di turno sia una “ creazione “ partorita ad arte da altri, non meno delinquenti criminali dei soggetti sbattuti in prima pagina, per alimentare i propri interessi che magari coincidono non solo con la scontata ed ovvia ricerca esasperata di share e notorietà porta lettori, e quindi denaro, di giornalisti e media, ma anche con interessi indicibili a tinte fosche di un qualche gruppo che ha in progetto di sfruttare cittadini indignati e creduloni per destabilizzare, frammentare, alimentare la distruzione di un intero Paese, delle sue Istituzioni e della sua economia per egemonizzarlo o impadronirsi in altro modo a costo minimo delle ricchezze e delle imprese dello stesso, o forse più semplicemente ridurlo a guerra civile e in povertà assoluta per togliere di mezzo uno scomodo concorrente ( quest’ultimo vale più per USA – Russia che per noi, obbiettivamente).
Resta il fatto che cotanta libertà di stampa e d’espressione ci sta portando, mi pare, a correre verso l’anarchia e l’inquisizione, in un putrido mix di condizionamento psicologico collettivo che a noi tutti, cittadini comuni mortali, non fa altro che nuocere sotto tutti i profili.
Cui prodest? Io non lo so chi pensa di trarre vantaggio dalla destabilizzazione dell’Italia, di certo lo pensano alcuni partiti e movimenti politici, la recente linea di discussione tra questi che vorrebbero riportarci al sistema proporzionale lo dimostra ( alias mangiamo tutti e nessuna riforma che prima di ridurre l’Italia intera alla vera fame generalizzata noi categoria politici riusciamo comunque a riempirci le tasche di quel tanto o poco in proporzione che appunto nuoce solo ai comuni mortali), ma forse c’è ancora di peggio. Ad esempio mi chiedo perché certi magistrati debbano comunicare “ probabili malaffari e crimini in ambito X “ prima ancora di iniziare ad indagare per loro stessa ammissione. O perché i Procuratori debbano farsi vanto di aver arrestato tizio e caio colpevoli di mostruosi reati prima ancora che uno straccio di processo sia iniziato, dando così il là al processo a Porta a Porta, su Quarto Grado e altre amene sedi processuali di pari valore legale.
La sensazione di vivere in una cloaca massima ci porta ormai a denigrare il nostro stesso Paese, ve ne siete accorti? Molti di noi avrebbero le risorse e le idee per lanciare nuove imprese ed iniziative economiche ma se ne guardano bene perché sfiduciati, schifati, pessimisti sulle possibilità di una serena crescita dell’attività a causa dei veleni e degli ostacoli percepiti. In altri termini, non abbiamo più fiducia. Del resto ci alimentano di fango e veleni ogni giorno, quindi è comprensibile, siamo umani. Ma il dubbio, cui prodest? , dovrebbe farci riflettere.
Se su una grande barca in un mare in tempesta si aprono falle e l’equipaggio che sta a bordo invece di tapparle e remare compatto verso la terra più vicina inizia a litigare e a frammentarsi, fa ammutinamento ma nessuno prende il comando e ciascuno rema in una direzione diversa mentre gli altri si danno da fare ad aprire nuove falle … secondo voi, che fine è destinata a fare questa barca? Quella del relitto affondato con tanti cadaveri a cui altri, presto, scipperanno ogni eventuale ricchezza rimasta a bordo.
Per cui, ciascuno dell’equipaggio avrà pure le proprie ragioni, ok, ma a me sembrerebbe logico 1) fermare chi apre nuove falle; 2) tappare le falle esistenti, almeno le più rischiose, e contemporaneamente portare la barca fuori dalla tempesta remando tutti compatti nella direzione più evidente dove la barca può stare in sicurezza, stabile, senza rischio di affondare; 3) a quel punto, una volta in sicurezza grazie all’aver remato tutti insieme compatti, seppur esausti per la stanchezza, stabilire subito nuove regole comuni per evitare il rischio che il pericolo di affondare causato da ammutinamento e anarchia criminale a bordo possa ripetersi; 4) aprire al confronto di opinioni e visioni strategiche nel rispetto delle nuove regole ed eleggere un Comandante e i suoi secondi, ovvero il Governo della barca e la sua rotta verso una rada con clima buono e stabile, proficua, generosa e foriera di nuovi positivi sviluppi.
Perdonatemi le metafore, è solo che oggi come oggi mi sento di dire che se non riprendiamo a saper abbandonare ed isolare fango, melma, veleni del linguaggio dei media rischiamo di farci manipolare e trasformarci tutti da vittime a megafoni del male, quel male che colpisce tutti noi che siamo comuni mortali senza interessi personali-particolari ma condividiamo, invece, un solo ed esclusivo interesse comune. Il benessere della nostra Nazione. Concentratevi sulla barca e la metafora, null’altro, poi ditemi se non siete d’accordo.