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    Home»Donne digitali»Questa rete tanto grande quanto stretta
    Donne digitali

    Questa rete tanto grande quanto stretta

    Angela CartaBy Angela Carta28/02/2017Updated:02/03/2017Nessun commento3 Mins Read
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    Fino a che punto è lecito suggerire di limitare i contenuti online per prevenire i rischi della rete?

    I confini della comunicazione e dei rapporti tra individui, per lo più estranei, si sono dilatati a tal punto da sembrare invisibili.

    È una realtà, non si può negare. Sparita quella barriera che consentiva a tutti noi di filtrare le informazioni e di “difenderci”, ci ritroviamo catapultati nel mondo virtuale senza paracadute.

    È sempre più complesso – anche provandoci e desiderandolo – alzare un muro tra noi e gli altri, nascondendo dietro una giustificabile diffidenza gli aspetti più intimi della nostra vita: condividiamo tutto, davvero tutto. Di certo, in un contesto sociale dai valori compromessi e che non sempre riesce a vivere in modo equilibrato le relazioni, queste scelte nascondono insidie.

    Paradossalmente condividiamo più informazioni con chi potrebbe nuocerci che con un famigliare, a conferma del mito secondo il quale è molto più semplice confidare un problema ad uno sconosciuto che ad una persona fidata. Da donna, la paura più grande è tuttavia quella di subire le attenzioni indesiderate di un uomo, di ricevere commenti sgarbati e offensivi.

    Immagino sia una paura condivisa da tante donne, ma fino a che punto è lecito suggerire di limitare i contenuti online per prevenire i rischi della rete? Al di là delle considerazioni sulla libertà di condividere quel che si vuole e con chi si vuole, sarebbe utile fare un passo indietro, e riflettere sul valore che diamo oggi alla nostra privacy. Bisogna fare i conti con una verità, e cioè che abbiamo rinunciato ad una porzione della nostra intimità il giorno in cui abbiamo inserito la nostra prima password in rete.

    È dura ammetterlo, ma è come trovarsi nel proprio bagno ed essere spiati dal famoso “buco” della serratura. Non si parla di modificare le proprie abitudini per eliminare una scocciatura, ma di ripristinare quello spazio personale che quotidianamente consentiamo a chiunque o quasi di calpestare come uno zerbino davanti alla porta di casa. Vuol dire, cioè, bere una tazza di tè senza sentirsi in dovere di fotografarla e postarla in rete: si può fare, ma resta una scelta, e non un imperativo finalizzato a dimostrare che si sta vivendo, che si esiste.

    Per cadere nella rete senza farsi male, bisogna sostanzialmente esserne padroni per quanto possibile: cedere meno alla tentazione di aggiungere chiunque tra gli amici; non coinvolgere i minori; limitare la quantità di informazioni personali alla portata di chiunque, e puntare sulla qualità. Occorre condividere contenuti che contribuiscano a rendere il web un luogo stimolante, e non repressivo o discriminante.

    Di recente l’argomento è tornato alla ribalda per significativi casi di bullismo e “vandalismo” online. Un video privato fatto circolare a tradimento su una chat può portare al suicidio, così come una foto inopportuna può compromettere anche la più solida delle reputazioni. Lo spazio cybernetico è così ampio da non poter essere confinato neanche dalla migliore delle politiche, sebbene esse siano utili, doverose e significative. Occorre imparare ad autolimitarsi. Bisogna re-imparare ad amare il proprio spazio, e ad utilizzare la rete per quanto può realmente offrirci: non un’ombra delle relazioni che potremmo vivere, ma più una concreta possibilità di realizzazione personale.

    angela-carta

    Laureata in Scienze Politiche e di Governo, mi occupo principalmente di diritti riproduttivi, e in particolar modo di accesso alle pratiche abortive, e di violenza sulle donne. Sono stata per circa due anni operatrice presso un Centro di Primo Ascolto per vittime di violenza nel sud di Milano e mi interesso alla condizione della donna nelle aree dell’estremo oriente e sud asiatico.

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    Angela Carta
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    28 anni. Dopo due anni come operatrice di uno sportello anti-violenza e un anno di volontariato in Ungheria come youth worker, ho scelto di diventare educatrice professionale. Già specializzata in Tutela dei Diritti Umani, mi occupo oggi di HRE, violenza di genere, educazione videoludica e attività di gioco e team building.

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    Donne di dols

    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Stamattina mi sono svegliato con gli uccellini ch Stamattina  mi sono svegliato con gli uccellini che gorgheggiavano
    https://www.dols.it/2025/06/10/musica-con-vista-20 https://www.dols.it/2025/06/10/musica-con-vista-2025/
    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

https://www.dols.it/2025/06/09/donne-di-pace-e-di-guerra/
    https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-n https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-non-amati/

La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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mostra in corso – navate
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

https://www.dols.it/2025/05/22/fuori/
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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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