Se c’è un evento, comune a tutti una o più volte nella vita, che fa da spartiacque e segna una linea di demarcazione tra un prima e un dopo, il passato ed il futuro, comprimendo i tempi del presente, questo è il trasloco.
Trasloco di casa o di ufficio, sono diversi ma hanno un comun denominatore, oltre agli scatoloni da fare. Il trasloco è la palestra in cui si svelano le più recondite attitudini individuali al cambiamento, all’organizzazione e alla razionalizzazione di beni e risorse.
Molte persone, appena accenni che stai per fare trasloco, per prima cosa ti dicono “ Oddio, che fatica! “, poi magari ti compatiscono, o, se scoprono che lo fai per trasferirti in spazi a te più graditi, si complimentano con frasi tipo “ beh, dài, pensa che lo fai per il tuo bene e per migliorare..”. Lo pronunciano, in genere, con una vena di incoraggiamento che somiglia tanto a quella che si riserva ad uno che sta per entrare in sala operatoria.
A me, invece, i traslochi piacciono. Anche se il motivo per cui hai deciso di trasferirti e lasciare quella casa o quell’ufficio non è dei più fausti, infatti, mi pare evidente che possa essere sofferto e doloroso da affrontare il momento della la scelta e della decisione del “ qui non posso o non voglio più stare”, ma che subito dopo si debba guardare al nuovo e sentire l’entusiasmo, la forza vitale, le molte opportunità che il nuovo, il cambiamento, porta sempre con sé. Vita nuova, nuova linfa!
Quando traslochi scopri, tra l’altro, varie opportunità collaterali che il tipo di evento offre. Ve le racconto.
Presa la decisione, scatta la fase operativa trasloco n.1: Cosa portare, cosa eliminare, cosa riporre (in caso) in solaio o cantina.
Solo in queste occasioni ci si accorge veramente di quante, troppe, cose inutili e superflue abbiamo nel tempo acquistato e, spesso, troppo rapidamente scordato e abbandonato per pigrizia e disinteresse in fondo ad armadi e cassetti. Se ami le scarpe #iosìmisentomillepiedi# puoi ritrovarti a contemplare quel centinaio di paia tacco alto-basso-medio che, riposte con cura nelle rispettive scatole, non sapevi di avere, visto che negli ultimi cinque anni hai usato le altre 100 paia tra ballerine-decolletè-cibattine e sandaletti, che sono comunque in buona parte vissute ma non abbastanza per giustificarne l’eliminazione coatta senza rifletterci neppure un istante.
Qualche volta scopri che è stato tuo marito ad accantonare #nonsisaperchéalmenodirlo# 10 pacchi da 200 biglietti+buste carta uso mano di Pineider ( forse sperava di ricevere centinaia e centinaia di regali l’anno per cui dover ringraziare con eleganti biglietti scritti a mano?). Intuisci poi che la vecchia segretaria era segretamente innamorata del fornitore di cancelleria poiché, dopo tre anni di ordini a zero e uso delle scorte, ti ritrovi ancora 1.000 blocchetti memotack , 500 Bic blu + 500 nere + 500 rosse, 10 confezioni da 24 pennarelli punta fine ormai seccati, 10 confezioni evidenziatori, 10 cucitrici ancora nuove formato standard oltre alle 12 che girano abitualmente per l’ufficio.. e così via per una lunga lista di altre amenità.
Ma il bello arriva con i pezzi ingombranti : arredi, lampade, tappeti, quadri e pezzi antichi di famiglia. Qui c’è poco da scherzare, io parto col prendere le misure di tutto, nuovi ambienti e singoli pezzi, faccio una sorta di progetto arredo per ciascuna nuova stanza e verifico cosa dell’esistente in mio possesso ci sta. E ci sta bene, nel senso che non è solo questione di misure ma anche di piacevolezza dell’ambiente arredato e buon gusto o gusto personale, se volete.
E’ questo il momento più critico quando hai un partner. Si svelano i sentiment e le emotività più recondite. Ogni pezzo che gli dici “non ci sta” è come se tu gli stessi praticando un’estrazione dente con pinza da idraulico e senza anestesia. “ Nooooooooo, non posso farne a meno, l’ho pagato una fortuna ed è ancora bellissimo “, peccato che lo stia dicendo di un tavolo lungo 3 metri .. seppur di antiquariato e dell’ ‘800 inglese , seppur pagato al tempo ( quei quarant’anni fa) decine di milioni di lire, seppur oggi nessuno sia interessato a pagarti più dell’equivalente in legna da ardere ed è un peccato, siamo d’accordo ma … se non ci sta da nessuna parte che ci puoi fare ? Va svenduto o dismesso, per forza!
Col trasloco si evincono molte delle attitudini individuali. Tra le altre, l’apertura al nuovo di alcuni, la sindrome da “obbligo d’abbandono del passato” di altri. Chi guarda avanti, chi si strugge e vive unicamente “ la perdita”. Ma c’è dell’altro.
Fase operativa trasloco n.2: il packing.
Fare i cartoni, imballare gli oggetti (non i mobili e altro di grandi dimensioni perché ci pensano gli specialisti del trasloco), i pezzi fragili e non, è cosa che richiede una certa perizia ed attitudine mentale all’ordine ed efficientamento, possibilmente. #cosamicadatutti#.
I cartoni te li portano stesi, li devi rendere scatolone tu munendoti di adeguate quantità e tipologie apposite di adesivo per imballo. Parimenti, ti conviene munirti di rotoli plastici bubble ball per le cose più fragili, però devi anche ottimizzare, perché se avvolgi ogni bicchiere fino a farlo diventare un pallone da calcio non avrai più abbastanza scatoloni e soprattutto non finirai più di spacchettare una volta giunto a destinazione. L’arte dell’incastro la devi conoscere se vuoi fare un buon lavoro e si capisce subito, in questa fase, chi ha giocato molto con i Lego da piccino e chi faceva solo baraonda in cameretta. Non solo, chi mescola oggetti da cucina con altri che vanno in camera da letto o in salotto, denuncia una sorta di masochismo latente misto a superficialità o totale inesperienza organizzativa. Di solito gli uomini si distinguono in questa peculiarità, ma non è detto che sia una loro esclusiva. Il problema, se tra chi fa trasloco con te c’è almeno uno della serie #cherotturafaccioprestocipensodopo# , è facilmente superabile unicamente se lascerai che si occupi solamente dei suoi pacchi personali, così dovrai correre in soccorso dei sussulti disperati “ Non è possibile! Aiutooo, mi hanno perso le due scarpe destre delle nuove paia di stringate !!! “ e trasformarti in Sherlock Holmes dei pacchi solo per trovare i suoi pezzi mancanti, ad esempio le due destre che probabilmente non ci stavano nello scatolone scarpe e saranno finite in mezzo alle palle da tennis, vecchi calzettoni da sci, agende personali datate anni ’80 & co. Ognuno ha il proprio metodo, si sa. Mamme, fate giocare i vostri bambini con i lego, mi raccomando!
Fase operativa trasloco n.3: il giorno x .
Essere almeno due è decisamente utile, ma non indispensabile. Uno prima controlla, dallo spazio che si lascia, che i traslocatori carichino tutto il dovuto sui camion, poi si trasferisce a destinazione e “ dirige” il cosa – dove – come, tipo la libreria che nel nuovo ambiente va montata su una certa parete e in modo diverso rispetto alla configurazione precedente.
Di solito, in fase di packing, gli scatoloni io li classifico col nome del locale a cui sono destinati , ad es. camera letto o cucina o solaio ..) e scrivo pure per sommi capi cosa contengono. Al tempo stesso mi preparo una lista dettagliata con tanto di numerazione in modo da poter rapidamente controllare l’arrivo corretto di tutti i pezzi e le scatole a destinazione. Facile e pratico. Se si è in due ci si divide i compiti. Ma chi soffre di sindrome da “obbligo d’abbandono del passato” quel giorno è regolarmente in panico, sofferente, non lucido, angosciato. Così va a finire che non controlla nulla in fase di carico e che non ascolta i trasportatori che gli parlano in italiano stentato “ buto via chesto no scrito ?” , assorto nel suo dolore per l’abbandono di pezzi del suo passato, magari risponde distrattamente, senza aver capito la domanda: “ sì, sì “ , e solo il giorno dopo o comunque troppo tardi per poter recuperare il, si spera, SUO importante scatolone, scoprirà di aver distrattamente mandato in discarica alcuni dei suoi più preziosi cimeli di famiglia a cui non poteva rinunciare. Eh, struggersi nel dolore della perdita .. che dramma il trasloco, l’aveva detto!
Anche l’insediamento nel nuovo comporta reazioni diverse tra le diverse nature. Scoprire il nuovo è sempre trovarsi davanti a qualche incognita, non è detto che siano tutte piacevoli ma è anche vero che, se ti sei adeguatamente preparato ed organizzato prima con sopralluoghi e raccolta informazioni dovresti poter rapidamente superare la scoperta anche negativa, una quisquilia. Ma chi teme il cambiamento ed ha sofferto il trasloco continuerà, in molti casi, a lamentarsi e rimpiangere quanto lasciato, innalzandolo ad “ideale” anche se prima notava mille difetti. C’est la vie, non siamo tutti uguali. In Italia, poi, sembra che la maggioranza di ogni sesso e persino età sia costantemente “ rivolta all’indietro”. Passato e presente hanno miriadi di insopportabili difetti, ma quando è la volta di cambiare … apriti Cielo, giammai rinunciare a qualcosa che ho avuto ( ma.. ti faceva schifo!!! Com’è questa storia? ).
Che sia pigrizia, paura, o che altro? Io credo che molte persone abbiano un’enorme paura di modificare lo status quo. Peccato, il cambiamento può offrire chance di miglioramento, lo staus quo invecchia, fa muffa e ragnatele, non stimola la mente. Suvvia, guardate avanti, ogni tanto è salutare sfoltire l’esistente ed eliminare l’inutile. O finirete per soffocare sommersi da quintali di masserizie ammuffite, polvere e ragnatele senza potervi rimettere in moto verso una vita nuova più ricca di speranze e di luce.